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MILANO (MF-NW)--"Nel 2005 Ovs era un'azienda che offriva prodotti low cost, soprattutto intimo e bambino, con un fatturato che era circa la metà di quello odierno. Da allora si è evoluta su molti aspetti e grazie a strategie di riposizionamento e di marketing siamo riusciti a metterci in competizione anche con realtà estere come Zara".

Lo ha detto Stefano Beraldo, ceo di Ovs, durante l'ultima giornata del 'Milano Fashion Global Summit' di MFF - Milano Finanza Fashion, organizzato da Class Editori e trasmesso da Class Cnbc. "La collaborazione con Massimo Piombo alla direzione creativa è nata in modo quasi casuale, stavo cercando di sviluppare un format uomo di qualità ma con prezzi accessibili e mi è arrivata una sua telefonata", continua Beraldo.

"Un'altra collaborazione è quella con Deborah Compagnoni, con cui abbiamo sviluppato Altavia, linea outdoor pensata per lo sci. C'erano pochi player che andavano diretti al mercato, che tra l'altro presenta una catena del valore molto estesa dal produttore al cliente finale in virtù del grado di specializzazione, quindi abbiamo deciso di avvicinare una figura che rappresentava una combinazione ideale di credibilità sia nel mondo dello sport sia nella promozione di uno stile di vita outdoor", racconta Beraldo.

Con riferimento al piano di espansione e alla strategia retail, il ceo spiega che "Ovs conta oltre 300 negozi fuori dall'Italia e sta puntando al consolidamento nei mercati dove sta già andando bene. D'altro canto, vogliamo aprire altre flagship Piombo all'interno di department store per avvicinare la clientela internazionale a Ovs in maniera indiretta, in vista dell'apertura di negozi full format".

Come aderisce Ovs ai temi della sostenibilità? "Siamo nel momento migliore della vita della nostra azienda, i nostri fatturati salgono da sei semestri e il successo è in parte attribuibile al nostro impegno nell'Esg. Per il terzo anno consecutivo siamo primi al mondo in termini di trasparenza, ma nel breve termine dobbiamo lavorare per aumentare la quota di riciclo dei prodotti a fine vita. Il nostro posizionamento infatti è diverso da quello del lusso, i nostri prodotti non diventano vintage. Abbiamo già in essere un sistema abbastanza complesso di riciclo dei capi usati, che prevede la vendita a negozi second hand o la smaterializzazione parziale al fine di recuperare materie prime". "Serve un quadro normativo che faciliti l'attivazione di questi programmi", continua Beraldo, "superando alcuni paradossi come quello che impedisce di riportare in un magazzino centralizzato gli abiti usati, costringendoci a portarli in discariche".

bon

(END) Dow Jones Newswires

October 25, 2023 06:34 ET (10:34 GMT)

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